«Sono contro il numero, la statistica e l’analisi per campione e tutto ciò che deriva dai piaceri positivi del giochetto matematico. Sono contro i calcoli delle convenienze a tutti i livelli perché sono fatti escludenti dal conto la dignità umana. Sono contro il solipsismo del sogno e della veglia – cioè contro la Coscienza e l’Inconscio e perciò contro la ragione dell’ Irrazionale o Antiragione.

Credo nella fantasia dell’uomo: da essa è nata nel caos delle battaglie teologiche la Ragione, che è stata una meravigliosa trovata. Sono contro l’individuo – ma amo le persone (faccio tutto per uccidere in me il corpo dell’individualità e per aprirmi al mondo degli uomini facendomi persona).

Sono contro l’artista e vorrei che mi venisse permesso di essere solo pittore e scultore per cogliere coi mezzi, gli strumenti del mio mestiere, le immagini dei desideri del popolo, farne un mio bisogno e tradurle in forme evocative e sacre – perché credo nella creatività dei popoli e non in quella degli individui».

(Aurelio C., 1969)

Da una parte il mondo oscuro, ambiguo, disordinato e a volte faticoso del sentimento. Dall’altra la chiarezza, l’evidenza rassicurante del “cogito”. Sono questi i poli tra i quali oscilla, senza per altro mai trovare un equilibrio stabile e consolidato, il discorso sul “bello” che altro non è che un capitolo di una sfida culturale più ampia che corre lungo tutto il secolo e investe prepotentemente l’età romantica, la sfida tra empiristi, sostenitori della legittimità conoscitiva e morale delle sensazioni e razionalisti, paladini di un riduzionismo che sottomette i sensi e le passioni ai dettami della ragione.

Considero la “morale” lo scopo del lavoro e la responsabilità personale del fare “arte” rivolgendo sentimenti e pensieri all’umanità e ai suoi problemi presenti in confronto della storia e del suo futuro, cioè: esprimere un’opinione e un’idea verso questa vita comune. Considero quindi l’Estetica solo una parte della morale. L’Estetica è la forma dell’espressione. L’espressione prende forma estetica nel suo farsi. Il motore dell’ Estetica è il perché ci si esprime. (Io mi esprimo come uomo cosciente d’essere vivo in una società di miei simili che possono capirmi; porto sulle spalle un bagaglio di nozioni che si fanno pensieri e una “croce” di necessità che può risolvere nella società).

Questi due fenomeni insieme, uno connesso con l’altro, sono il fondo del mio lavoro. Se ho un pensiero mio lo devo esprimere come l’ho avuto. Se è originale, particolare, personale mi è giocoforza esprimerlo in modo adeguato e cioè: particolare, originale e personale perché si incunei nella selva dei pensieri che altri, come me, hanno, entri nel coro come un’altra voce/idea. Io non sono e non voglio competere con nessuno: non sono un boxeur, né un centometrista, né un maratoneta. Sono solo uno che centellina il suo tempo nella vera gara della vita, ma pensando che dopo la morte il mio fare/pensare sia utile ancora per un po’. Quindi bado al mestiere e cerco di farlo bene e materialmente compiuto. Nel dipingere mi rifaccio a quelli che nella storia mi hanno indicato e che meglio mi suggeriscono “il modo” più logico a me, dell’Italia Centrale, di cui porto i segni interiori e le costumanze, che poi è quasi la stessa cosa.

La sintesi delle due posizioni è l’Arte. Se una delle due posizioni è mancante o insufficiente, cado nel Manierismo per la parte morale o nel Naïf per l’altra. Io non sono né nell’una né nell’altra separatamente. Questa mia elaborazione vale per tutte le Arti. Ambedue sono integrali alla creatività e sono la “creazione”. Una volta si diceva: Forma e Contenuto. Ora io dico: Gusto e Funzione, formula che non si sposta molto dall’ altra, ma di fronte ai falsi della “pubblicità” e ai falsi del “cinema”, rivendico un valore autentico delle Arti vivendo l’epoca in cui quelle due attività tralignanti, sono vincenti.

(Aurelio C., 2001)

AURELIO C.